La parodontite è considerata una delle complicanze cosiddette ‘minori’ del diabete. Lunghi periodi di iperglicemia danneggiano infatti le gengive rendendo molto più probabile una infezione. «Si tratta di una complicanza piuttosto seria», afferma Eugenio De Feo, «molto più di quello che si ritiene comunemente». E De Feo alle complicanze è abituato. L’Unità Operativa di Diabetologia dell’Ospedale Cardarelli di Napoli, di cui è responsabile, è infatti un centro di terzo livello, una struttura alla quale ambulatori e ospedali della provincia di Napoli e della Campania inviano spesso i casi più difficili, magari passando attraverso il suo pronto soccorso che con 450 letti è il più grande d’Italia.
Insomma di complicanze De Feo, nato, laureato e specializzatosi a Napoli, si intende ma non per questo sottovaluta la parodontite. «A differenza, che so, della retinopatia o del piede diabetico, la parodontite non è solo una conseguenza ma anche una causa della iperglicemia», nota De Feo che è stato membro del direttivo nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi e fa parte della Commissione regionale diabete.

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Per quali vie l’iperglicemia causa danni ai denti? In teoria il diabetico dovrebbe mangiare meno zuccheri semplici. 
Il problema della persona con il diabete non è la quantità di zucchero presente nella saliva o ‘in bocca’, diciamo così. Non è nemmeno la carie; il danno avviene soprattutto a livello di gengive: il paziente diabetico scompensato ha infatti meno difese degli altri e quindi è più esposto alla formazione della placca batterica e risponde peggio alle infezioni. Una ricerca che abbiamo fatto dieci anni fa su un campione di persone appena arrivate da noi, il che non vuol dire all’esordio perché generalmente noi trattiamo solo casi ‘complicati’, mostra che circa l’80% di queste persone avevano una infezione delle gengive e il 60% era privo di uno o più denti. Non è un caso: la gengiva infiammata infatti tende a ritrarsi, l’osso si demineralizza e il dente inizia a ‘ballare’ e cade, pur essendo magari perfettamente sano.

Perché la parodontite causa a sua volta l’iperglicemia?
È piuttosto frequente. Anzi io consiglio sempre ai miei collaboratori, quando constatano un improvviso e altrimenti inspiegabile scadimento del controllo glicemico, di valutare una possibile parodontite o un granuloma, così come una infezione alla vescica. Vede, quando la gengiva si ritrae e si distacca dal dente, si forma una specie di ‘borsa’, una sacca gengivale nella quale si sviluppa un altissimo contenuto batterico. In pratica è una vera infezione cronica, della quale il paziente non si accorge, ma che ha tutti i suoi effetti sull’organismo, fra i quali il rilascio di ormoni iperglicemizzanti.

Quindi cosa deve fare la persona con diabete?
Sicuramente pulirsi i denti dopo ogni pasto, con accuratezza, ispezionare le gengive allo specchio, fare molta attenzione ai sanguinamenti che nel diabetico sono più frequenti e richiedono sempre una indagine da parte del dentista, filo interdentale, sciacqui… insomma tutte quelle norme di igiene orale che tutti dovremmo seguire ma i diabetici più degli altri. Ripeto, il fatto di non assumere zuccheri semplici può mettere al riparo dalla carie, ma il nostro problema con la carie non c’entra nulla. Anzi forse dover rinunciare a un dente sano perché si è staccato dalla gengiva e dall’osso è ancora peggio.

Come mai nessun Team diabetologico dispone di un dentista, magari esterno, come accade con gli oculisti per esempio?
Perché per antica ed errata tradizione le cure dentarie in Italia sono erogate praticamente solo in regime privato. Questo pone un ulteriore vincolo alla prevenzione. Già il paziente non ama andare dal medico o seguire una terapia prima che si presenti il problema, figuriamoci poi se deve pagarlo di tasca sua!

Cosa può fare un dentista?
Molto. A partire dall’ablazione del tartaro (che però non dovrebbe nemmeno formarsi) e della placca, la rimozione della gengiva esuberante delle sacche gengivali eliminando il tessuto infetto, controllare la pulizia della bocca…

È vero che è più difficile per un dentista lavorare con un paziente diabetico, perché sanguina di più e più a lungo?
Prima di tutto bisogna sfatare il mito per cui il diabetico ‘sanguina più a lungo’. È vero piuttosto il contrario, il sangue della persona con il diabete è troppo ricco di piastrine che tendono ad aggregarsi fra loro e a chiudere i capillari. Se il diabetico sanguina è perché le sue gengive soffrono. Se dopo un intervento la ferita impiega più tempo a rimarginarsi questo avviene perché è infetta e perché con le glicemie alte i tessuti tardano a saldarsi. Quando opera su un paziente diabetico il dentista non può far affidamento sulle difese naturali dell’organismo. Deve quindi effettuare una perfetta disinfezione. Una terapia antibiotica sistemica va prescritta più spesso e più a lungo di quel che non si farebbe con il paziente non iperglicemico. È anche vero che gli interventi di orotodonzia e le applicazioni di protesi vanno fatti con più attenzione. I denti della persona con diabete che non ha avuto una corretta igiene orale sono più instabili, ed è più difficile trovare dei buoni elementi di appoggio.

Questo vale anche per l’impiantologia oltre che per le protesi?
Sì, molti dentisti non ritengono opportuno effettuare questo tipo di interventi su pazienti diabetici con pregressa parodontite perché ritengono che sia alta la probabilità di una caduta delle protesi. Insomma… quando si parla di denti la persona con il diabete fa meglio a giocare di anticipo.

 

fonte articolo:modusonline.it