Dal 1999 ogni primo venerdì di ottobre è il World Smile Day, la giornata mondiale del sorriso, istituita per ricordare che ridere fa bene al corpo, alla mente e allo spirito. Oltre al ruolo socializzante del sorriso, però, la giornata dedicata allo “smile” serve anche come assist alla prevenzione. La cura dei denti infatti è spesso sottovalutata: la maggior parte delle persone crede che sia circoscritta allo scongiurare la formazione di carie. Il nostro sorriso tuttavia può essere messo in pericolo anche da alcune infezioni poco conosciute e spesso molto problematiche, tra le quali la più pericolosa e diffusa è la parodontite.
Spesso sottovalutata, la parodontite affligge in modo grave quasi due terzi della popolazione. Ecco come curarla:
Questa infiammazione del parodonto, l’insieme di strutture preposte a sostegno dei denti, colpisce oltre il 60% della popolazione adulta in forma più o meno grave, nonostante decorra spesso silente per anni. I sintomi? Molto comuni: sanguinamento delle gengive, alitosi, sensibilità diffusa al caldo e al freddo, gengive che si abbassano e, nello stadio più avanzato, denti che si muovono e/o cambiano di posizione.
Non solo denti
La parodontite è un’infezione cronica causata principalmente dalla presenza di batteri, le cui tossine portano all’infiammazione dei tessuti. Se non adeguatamente trattata, può causare, nel suo stadio finale, la perdita dei denti. I fumatori hanno una probabilità fino a tre volte maggiore di soffrire di questa patologia. Inoltre, numerosi studi hanno dimostrato una relazione tra la parodontite e diverse malattie sistemiche (come quelle cardiovascolari), il diabete, l’osteoporosi, la demenza senile. Ci sono correlazioni anche tra la parodontite e 22 forme oncologiche, tra cui il carcinoma del pancreas e quello del colon-retto. Così come è stato dimostrato il collegamento tra la parodontite e l’infertilità maschile e femminile, o anche con le nascite dei bambini sottopeso. Durante la gravidanza, infatti, i batteri possono passare il filtro placentare e concentrarsi nel liquido amniotico, ritardando quindi lo sviluppo del feto. Per tutti questi motivi è indispensabile curare e, ancor meglio, prevenire l’insorgenza di questa malattia nella maniera corretta.
Come curarla
Grazie alle moderne tecnologie applicate all’odontoiatria è possibile curare la malattia parodontale in maniera definitiva e senza dolore. Attraverso una diagnosi precisa, che utilizza analisi biomolecolari di laboratorio, si possono capire i fondamenti biologici dell’infezione, elaborando così trattamenti personalizzati basati sull’utilizzo combinato del microscopio operatorio e del laser. Questo approccio terapeutico risulta non invasivo: il microscopio infatti permette, grazie alla migliore visibilità, di eliminare in maniera completa il tartaro e la placca anche dalla radice dei denti, evitando così, nella stragrande maggioranza dei casi, il ricorso a dolorosi e stressanti interventi chirurgici.
La terapia si pone come obiettivo l’eliminazione dei batteri, causa principale della parodontite. Il laser ad alta potenza garantisce una profonda decontaminazione dai batteri presenti nelle tasche e stimola la ricrescita naturale dell’osso demineralizzato a causa dell’infiammazione. Questo protocollo terapeutico è in grado di curare con successo tutte le forme di parodontite, indipendentemente dalla flora batterica coinvolta, dalla predisposizione individuale, dagli stili di vita del paziente e dalla capacità ed esperienza dell’operatore. L’impiego del laser in odontoiatria in alternativa al bisturi, al trapano e a protocolli chirurgici assicura un trattamento meno doloroso, più preciso e dai risultati migliori. Ha inoltre un’azione battericida, non sempre necessita di anestesia, elimina immediatamente il sanguinamento delle gengive e l’alitosi.
Prevenire è sempre meglio che curare
Tuttavia, la prevenzione resta comunque l’arma più importante contro la parodontite. È importante non trascurare mai i sintomi, rivolgendosi al proprio odontoiatra per eseguire esami di laboratorio nel caso si noti sanguinamento o abbassamento delle gengive. Il risultato dei test, combinato ai segni clinici, consente di effettuare una diagnosi corretta in fase molto precoce, anche in pazienti molto giovani.
Testo articolo tratto da:www.lastampa.it