Articolo tratto da: www.odontoiatria33.it/ di Norberto Maccagno
Solo poche settimane fa, prima della pausa per le vacanze estive (per chi le ha fatte), sostenuti dai dati incoraggianti della diffusione del virus in Italia, Odontoiatri, Igienisti dentali ed ASO cominciavano ad ipotizzare, al rientro, di poter togliere un po’ di quelle protezioni che rendono la giornata lavorativa decisamente sicura ma pesante.
Il tema rischio Covid-19 nello studio odontoiatrico è tornato invece di attualità durante il mese di agosto per via dei media generalisti (stampa e televisioni) che hanno dato risalto alla notizia del documento dell’OMS in cui, secondo la stampa generalista, verrebbe chiesto di rimandare le cure non essenziali dal dentista. In realtà la pubblicazione dell’OMS indica, per quanto di riguarda le cure odontoiatriche, procedure ed indicazioni da tenere nei Paesi in cui la pandemia è ancora molto forte.
Nulla di più o di meno di quanto era stato consigliato a marzo da CAO, Associazioni di settore e quanto formalizzato nelle Indicazioni ministeriali nelle settimane successive
Bene hanno fatto CAO, AIO, ANDI, AIDI, UNID a ricordare alla stampa che già da tempo gli studi odontoiatri italiani hanno adottato procedure che rendono le cure sicure e come sia rischioso per la salute posticiparle, siano cure urgenti o non urgenti. Anche FDI e persino l’ADA (per parlare di un Paese ancora alle prese con l’emergenza pandemia), prendono le distanze dall’invito dell’OMS di posticipare le cure non necessarie, ma ovviamente non dalle indicazioni per prevenire il contagio nello studio odontoiatrico.
Ma torniamo alla situazione nel nostro Paese e nello studio da domani alla ripresa dell’attività.
Ricordavo come a fine luglio il clima fosse di “passato pericolo”, i contagi ridotti a pochi casi ed il dubbio, legittimo, degli operatori era del perché continuare a bardarsi da palombari se il rischio di trovarsi davanti alla bocca aperta di un positivo era molto remoto. Sui social si leggevano commenti polemici o ironici (sempre difficile capirlo nel settore) con paragoni con le precauzioni previste per bar, ristoranti, altre attività, fino ad invocare un drastico allentamento delle misure visto che oramai tutto si era esaurito, vista anche la decisione di permettere la movida, riaprire i luoghi di divertimento, gli spettacoli e persino le discoteche. Magari trascurando il fatto che comunque la vostra è una attività sanitaria indispensabile alla quale i cittadini non possono sottrarsi (come invece possono decidere di non andare al ristorante o in discoteca) e quindi le garanzie devono essere, comunque, massime.
Sono però bastate alcune settimane in cui ci si è lasciati andare alle abitudini sociali del pre-covid per ricordarci (purtroppo attraverso i numeri) che questo virus non conosce confini, che è ancora pronto a colpire e, quindi come ha ricordato nei giorni scorsi il Ministro della Salute Roberto Speranza, si deve rialzare “il livello di attenzione sui comportamenti individuali. Sono questi che ci ha fatto piegare la curva in primavera. Mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani”.
Inoltre, questa nuova fase (anche se in Italia decisamente più contenuta della precedente) porta per lo studio odontoiatrico delle nuove incognite. Per esempio la temperatura non è più uno dei segnali “certi”, molti degli attuali positivi sono asintomatici.
Altro aspetto che deve fare riflettere Odontoiatri, Igienisti dentali ed ASO, nel voler abbassare la guardia sui DPI soprattutto in questa fase post vacanziera, è quello che le misure adottate dal Governo impongono senza però mettere in atto controlli per garantire che le norme vengano rispettate. Chi torna dalla Spagna, per esempio, deve effettuare il tampone ed in attesa dell’esito rimanere a casa. Chi arrivava in aereo viene controllato, ma chi tornava in auto? E poi dopo aver fatto il tampone quanti realmente stanno a casa in attesa dell’esito, così come chi sarà indicato positivo starà in quarantena?
La sensazione è che anche in questi giorni si stia replicando la confusione emersa nei mesi scorsi dove l’obiettivo del Governo sembra non tanto essere quello di arginare concretamente il numero di contagi, ma di demandare le responsabilità ad altri: Regioni, Comuni, l’azienda, il singolo cittadino.
Anche per questo, meglio, non abbassare la guardia anche se i numeri non sono così drammatici.
Le 23.156 persone positive (al 29 agosto) su oltre 60 milioni di cittadini italiani rendono comunque bassa la possibilità di entrare in contatto con un paziente positivo, anche se il problema arriva dai positivi che non lo sanno e da quel fattore matematico spesso non adeguatamente considerato o percepito della”crescita esponenziale del contagio“, se interessa capire quanto un positivo può fare aumentare i numeri del contagio, al link un chiaro articolo della BBC sintetizzato anche dal Corriere della Sera.
Quindi, siccome può succedere di entrare in contatto un “ignaro” positivo, meglio continuare a stare attenti.
Ma fino a quando?
Questo credo che nessuno possa saperlo. L’impressione, vedendo come sia bastato per riattivare i contagi un po’ di “via vai” e di rilassatezza vacanziera, è quella che lo studio odontoiatrico dovrà cominciare a pensare (e di conseguenza strutturarsi) che alcune delle precauzioni indicate ed adottate, dovranno diventare strutturali. Protocolli, tecniche ed anche strumenti che possano tenere sotto controllo aerosol ed il diffondersi di queste maledette “goccioline” che trasportano il virus diventeranno probabilmente definitive e non straordinarie. Così come avete fatto per l’HIV, l’epatite e tutte gli altri rischi.
Studio odontoiatrico che parte, però, da una posizione di forza con la consapevolezza che le procedure messe in campo per prevenire il rischio di contagio nello studio funzionano, e non solo perchè lo dice la letteratura.
Nei quasi tre mesi di ripresa dell’attività degli studi odontoiatrici dopo il lockdown, non si è venuti a conoscenza di casi di contagio da Covid-19 avvenuti in uno studio odontoiatrico. Ma non solo, l’unico caso di dentista positivo, perché contagiato durante le vacanze in Croazia, di cui si è venuto a sapere attraverso le cronache ha confermato che quanto indicato ed adottato per proteggere pazienti ed operatori in studio, funziona. I 100 pazienti dello studio che sono venuti a contatto con l’odontoiatria prima che si accorgesse della positività ed interrompesse l’attività, e quindi sottoposti al tampone, sono risultati negativi (almeno così indicava in agosto la stampa locale).
E questa, mi sembra, sia la migliore rassicurazione che possiate dare ai vostri pazienti ed al vostro personale: lo studio odontoiatrico è un posto sicuro, magari meno glamour dei locali vip della Sardegna, ma certamente più Covid Free.