Il dentista costa, ma i denti vanno curati. Come scegliere quello giusto e come difendersi se il lavoro è fatto male.

 

Compri il detersivo e vinci 50 mila euro di cure dal dentista. Questa pubblicità la dice lunga sul momento storico che stiamo vivendo e su come incida sulla nostra salute. La crisi economica svuota gli studi dentistici: tra il 2007 e il 2012, ben mezzo milione di famiglie in meno è andato dall’odontoiatra. Quattro italiani su dieci hanno difficoltà a sostenere le spese per le protesi e uno su tre rimanda l’intervento per problemi economici.

Le cure odontoiatriche nel nostro Paese sono, difatto, escluse dal Servizio sanitario nazionale, che le copre solo per le urgenze e per alcune categorie di persone particolarmente svantaggiate. Con le risorse dei loro bilanci, le Regioni possono ampliare la fascia di popolazione per alcune prestazioni (succede ad esempio, in Friuli Venezia-Giulia), ma sono eccezioni. Vale la pena, comunque, contattare la vostra Asl per capire se nella vostra Regione le prestazioni sono coperte e in che modo. Attenzione, però: il ticket non comprende mai i costi degli impianti, delle protesi mobili e fisse e dei relativi materiali, tutte spese che restano a carico del cittadino. Il che significa che, per curare i denti, dobbiamo per forza sederci sulla poltrona di uno dei più di 40 mila studi dentistici privati o di una delle catene di dentisti delle nostre città. (o andare all’estero).

rosa tra i denti

Come scegliere il professionista giusto?

In che modo si possono coniugare risparmio e qualità?

Soprattutto per i lavori più complessi e più costosi (ponti, impianti, protesi…) cosa succede se qualcosa va storto?

Il ponte si frattura, la protesi si scheggia, non riusciamo a masticare bene…?

Il dentista ne risponde?

In che modo? Se se ne lava le mani e abbiamo speso migliaia di euro?

 

Ci sentiamo particolarmente indifesi quando si verificano questi incidenti, perché la salute della bocca è fondamentale per il nostro benessere fisico e anche psicologico. Ma non c’è nulla di garantito a vita, tantomeno un manufatto protesico che è sottoposto a variabili diverse, che vanno dall’usura alla manutenzione che ne fa chi ce l’ha in bocca. Deve però essere stato fatto a regola d’arte e questo dipende dalla diligenza professionale di chi lo ha realizzato e installato. Per questo è importante scegliere bene il professionista a cui affidarsi. In caso di problemi tecnici, il buon dentista si fa carico della questione e presta le cure senza ulteriori spese per il paziente, a meno che non ne sia giustificato l’esborso. Qualche dritta per prevenire i problemi ce la danno le recenti raccomandazioni del ministero della Salute: il piano di trattamento protesico deve essere “un approccio informato ed esauriente alla cura” e deve “ridurre al minimo i rischi di fraintendimento e di possibili contenziosi legali” e “favorire un rapporto continuativo di fiducia con il paziente”.

Il diritto al risarcimento del danno

La fiducia tra paziente e dentista può anche venir meno, e la lite può arrivare sul tavolo di un avvocato: può avvenire, per esempio, quando si manifesta un problema e il dentista si rifiuta di rimediare gratuitamente, appigliandosi alla scusa che non si tratta di un problema tecnico, ma che ci sia colpa del paziente. Nascono così lunghi, estenuanti e costosi contenziosi. L’avvocato a cui il paziente si rivolge per avviare un’azione risarcitoria nei confronti del dentista dovrebbe valutare se è il caso di andare in giudizio, consigliando al paziente di sottoporsi a una visita medico legale . Un avvocato corretto andrà in causa solo se in possesso di una perizia medica che prova concretamente le ragioni del cliente. Da considerare che già a questo punto ci sono soldi da sborsare: la perizia ha già un costo rilevante (1.000 euro circa); poi ci sono le tasse che l’avvocato deve versare e che variano a seconda del valore della causa (da 37 euro per processi fi no a 1.100 euro a 660 euro per i processi da 52.000 a 260.000 euro). Se la causa ha un valore indeterminabile, bisogna sborsare 450 euro di tasse. Non solo. Bisogna mettere in conto anche la consulenza tecnica d’ufficio (Ctu), che il giudice solitamente chiede per questo tipo di processi per avere le indicazioni tecniche utili alla soluzione del caso concreto. Consulenza che deve essere pagata dalle parti in causa. Infine, non da ultimo, c’è l’onorario dell’avvocato. Bisogna anche dire che, se il paziente vince contro il dentista, sarà rimborsato di tutte le spese sostenute. Altra cosa da sapere è che, visti i tempi della giustizia italiana, per una causa civile si va dai due ai quattro anni in primo grado, lo stesso tempo in Appello e se si arriva fino alla Cassazione bisogna mettere in conto almeno dieci anni.

L’onere della prova

Tra dentista e paziente si stipula un contratto in cui il professionista eroga una prestazione sanitaria. Il paziente che va in giudizio deve solamente provare l’esistenza del contratto e  “l’aggravamento della situazione patologica o l’insorgenza di nuove patologie”. La prova del contratto è facile: bastano le fatture e i referti medici. Sarà il medico a dover provare di avere eseguito in maniera esatta la propria prestazione e di avere usato la diligenza professionale.

Il diritto al risarcimento del paziente si prescrive dopo 10 anni, che decorrono dal giorno in cui si è verificata la lesione. Se il paziente non si accorge subito del danno, perché non ha gli elementi per verificarlo oppure perché non si sono ancora manifestati gli effetti, il termine per la prescrizione decorre dal momento in cui i sintomi si manifestano o sono evidenti e ricollegabili alla prestazione del dentista.

Serve un finanziamento?

Il preventivo che ci ha presentato il dentista è salato, le finanze languono, ma i denti sono da curare.

Che fare? Spesso si ricorre a un finanziamento e, a volte, sono i dentisti stessi a offrire questo servizio, proponendo insieme al preventivo anche un prestito finalizzato con una banca o una finanziaria con cui hanno stipulato un accordo. Per capire quanto vi costa pagare a rate, guardate il Taeg (Tasso annuo effettivo globale), il tasso che comprende anche tutte le spese. Infatti, troppo spesso il tasso zero che ci viene proposto non è tale, perché, ad esempio, per avere il prestito la banca vi obbliga ad aprire il conto corrente presso di lei, con un costo che deve essere inserito nel Taeg.

Meglio verificare il Taeg e le altre opportunità di finanziamento disponibili sul mercato con il nostro servizio online: www.altroconsumo.it/mutui.

Se cambiate idea dopo aver firmato il contratto di finanziamento potete recedere entro 14 giorni senza motivazioni (sul nostro sito trovate i modelli di lettere per recedere: www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia).

Se va male e sto pagando a rate

Se si accetta il finanziamento proposto dal dentista, il rapporto che si instaura è a tre: c’è la finanziaria che ha un accordo con il dentista e concede al cliente il prestito finalizzato al pagamento delle cure; il dentista che dà il servizio e riceve i soldi dalla finanziaria; e il cliente che riceve le cure dal dentista e ripaga a rate la finanziaria di quanto questa ha versato al dentista.

Questo trio funziona se non ci sono problemi con le cure: se qualcosa va storto e state pagando le rate, bisogna contestare per iscritto il lavoro del dentista. In primis si deve mandare una raccomandata di messa in mora al dentista, in cui si contesta il disservizio e si chiede di risolverlo.

Se questo non è possibile (la messa in mora è di 15 giorni) si chiede alla finanziaria di sciogliere il contratto. Le rate già versate devono essere restituite al cliente dal finanziatore, che non dovrà più pretendere altri pagamenti e restituirà anche le rate già pagate. Sarà, poi, la finanziaria a rifarsi sul dentista per riavere indietro le somme già concesse.

Attenzione: bisogna seguire questa procedura per non correre il rischio che la finanziaria, quando non pagate più le rate, vi chieda interessi di mora e altre spese e vi segnali come cattivi pagatori presso le Centrali rischi private, compromettendo in questo modo la vostra possibilità di ottenere prestiti in futuro .

fonte: ALTROCONSUMO